Una biografia habermasiana

La biografia di Matthews Specter su Jürgen Habermas (Matthews G. Specter, Habermas. An Intellectual Biography, Cambridge, Cambridge University Press, 2010, pp. 263) è un testo agile, che si segnala qui soprattutto perché pone l’attenzione sulla dimensione politico-costituzionale del pensiero habermasiano. In particolare, Specter evidenzia il rapporto di Habermas con Wolfgang Abendroth (e quindi con una parte della tradizione helleriana), con cui Habermas ha discusso la dissertazione Strukturwandel der Öffentlichkeit (1962), precedentemente rifiutata da Horkheimer a Francoforte. Ad Abendroth, Specter fa risalire una vera e propria scuola (di cui fa parte anche Helmut Ridder), che tuttavia è rimasta marginale nell’ambito della giuspubblicistica tedesca, dominata da quelle facenti capo rispettivamente a Rudolf Smend e a Carl Schmitt. Se, negli anni giovanili, Habermas studia e rielabora i lavori di Schmitt e Forsthoff, egli sembra però più distante dalla dottrina di matrice smendiana, associata in maniera piuttosto generalistica alla giurisprudenza sulla Wertordnung del Tribunale costituzionale federale. Maggiori sono i punti di contatto con alcuni studiosi di scuola smendiana (soprattutto Hesse ed Häberle) e con alcuni costituzionalisti weimariani emigrati negli Stati Uniti, divenuti poi importanti esponenti della scienza politica del dopoguerra (Kirchheimer e Fränkel). La vicinanza di Habermas ad Abendroth non è solo scientifica, ma anche politica, essendo stati entrambi fortemente critici del programma di Bad Godesberg (1959), con cui l’SPD si era proposto di superare alcuni assunti della dottrina marxiana e il proprio carattere di partito di lavoratori.


All’interno dell’imponente produzione habermasiana, Specter si sofferma in particolare sui temi in cui è riflesso più direttamente l’impegno civile e politico dell’autore. Particolare attenzione è quindi dedicata agli scritti del periodo dei movimenti universitari (fine anni ’60 e inizio anni ’70) e della crisi degli euromissili (inizio anni ’80). Habermas è dapprima il leader intellettuale e poi l’obiettivo polemico degli studenti in rivolta: se, da un lato, aveva sostenuto fortemente l’esigenza di democratizzare le strutture oligarchiche e le tendenze tecnocratiche verso cui stava muovendo l’università, dall’altro aveva contestato un Aktionismus violento e fine a se stesso. La questione dei missili è invece all’origine dei lavori sulla disobbedienza civile che, collocati all’interno di un’articolata riflessione sullo stato di diritto e sulla sfera pubblica, delineano l’importanza, per la vitalità delle istituzioni, del riconoscimento di un’area di “sfiducia” dei cittadini verso lo stato, intermedia tra legalità e legittimità.

Le opere fondamentali “Teoria dell’agire comunicativo” (1981) e “Fatti e Norme” (1992) vengono contestualizzate da Specter all’interno del dibattito culturale tedesco dell’epoca: nel primo caso, si tratta di una risposta – mediante una valorizzazione della ragione “comunicativa” rispetto a quella “strumentale” – alla fitta controversia relativa alla legittimazione sociale di scienza e tecnologia. Nel secondo, Habermas cerca di ridefinire in maniera più astratta e universalistica (meno legata ad un “concreto” ordine politico ed economico) l’utopia della giustizia sociale e il ruolo del diritto nella sua realizzazione: la politica deliberativa è la soluzione che riconcilia la tensione tra liberalismo e repubblicanesimo, stato di diritto e democrazia, diritti fondamentali e autonomia politica. Specter richiama inoltre l’attenzione sul fatto che gli ultimi anni di scrittura di “Fatti e Norme” coincidono con il processo di riunificazione tedesca, del quale l’opera habermasiana riflette criticamente alcune ambiguità.