Recensione dell’opera
José Luis García Guerrero (a cura di)
Los Derechos Fundamentales. La vida, la igualdad y los derechos de libertad. Ed. Tirant Lo Blanch, Valencia, 2013. 556 pagine.
Come è noto, sono molti i lavori che, in ambito giuridico, sono frutto di una serie di contributi provenienti da diverse scuole interpretative e di pensiero. In questo caso, si tratta perlopiù di un opera che si propone di analizzare il tema attraverso differenti prospettive, con una lente di ingrandimento di stampo multidisciplinare. Il tema centrale di questa monografia – Los derechos fundamentales – è certamente attuale, sia dal punto di vista più squisitamente giuridico che giurisprudenziale, pur nella sua classicità. Come si evince dal sottotitolo – La vida, la igualdad y los derechos de libertad – l’analisi è condotta con precise chiavi di lettura, evidentemente correlate tra loro alla luce della dottrina costituzionale spagnola, a cui l’intera contenutistica fa riferimento.
La linea metodologica, come spiega il Prof. García Guerrero nel preambolo, si ispira ad una visione essenziale di questa tematica e tende a dare una solida coerenza ai contributi apportati. Per ciò che concerne la sistematicità degli argomenti, sorprende che l’autore non abbia voluto utilizzare la abituale concordanza con gli articoli della Costituzione spagnola del 1948, optando per una prospettiva più funzionale. Il corpus viene riordinato attraverso un criterio che tende a collegare tra loro le distinte tipologie dei diritti fondamentali in base a ciò che, a parere dell’autore, è la forma che maggiormente li caratterizza e ne permette la sintesi: il rispettivo grado di manifestazione o derivazione del principio supremo di libertà. In effetti, l’intento perseguito da questo lavoro non è quello di analizzare tutti diritti della persona umana che la prima parte della Costituzione spagnola consagra al suo interno, bensì soffermarsi su alcuni di essi, affrontando le questioni maggiormente sostanziali e relazionate con l’efficacia, al fine di superare antiche categorie dogmatiche, senza per questo correre il rischio di ridurne la proiezione normativa.
Nel corso dell’opera, appare evidente come alcune crisi esogene al sistema derivante dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo abbiano messo a dura prova la portata di taluni diritti. Tuttavia, dalla scelta di specifiche argomentazioni, si evince l’intenzione generale di voler aprire l’insieme dei diritti fondamentali ad altre fattispecie che, sino ad oggi, sono state scarsamente assimilate a questa categoria, mantenendo sempre un grado di eccezionalità costituzionale e pur avendo essi acquisito una evidente rilevanza sia giuridica che sociale..
L’autore ha, quindi, operato la scelta di voler concentrare l’analisi solo sui denominati “diritti di libertà”. Ciò ha comportato l’esclusione dal piano generale dell’opera delle cosiddette garanzie contenute nel Titolo I della Costituzione spagnola, così come dei diritti di natura politica. Allo stesso modo, si è deciso di non trattare alcuni riferimenti alle prestazioni che taluni precetti contengono all’interno della Prima sezione del Secondo Capitolo della Magna Carta del 1978.
Come presupposti imprescindibili di ciò che appare un intenso discorso giuridico e dottrinale sulle libertà, vengono affrontate le tematiche dell’uguaglianza e del diritto alla vita. Il primo di questi temi, appare come emblematico e eminentemente esaustivo, ad opera del Prof. Solozábal Echevarría. Il secondo tema, quantomai rilevante nel dibattito contemporaneo, viene sapientemente affrontato dalla Prof.ssa Marina Gascón, che riesce ad enuclearne gli elementi più essenziali, coniugandoli con aspetti trasversali e servendosi di una chiave di lettura filosofico-giuridica. Da qui, l’opera procede con una disamina sottile e ben delineata dei diritti di libertà. Tra tutti, spicca lo spazio dedicato alla libertà di espressione e manifestazione del pensiero, del quale il Prof. García Guerrero è un attento conoscitore, che diventa nel lavoro editoriale una parte essenziale e integrante di altri diritti che, anche a parere di una riconosciuta giurisprudenza costituzionale, ad esso possono essere ricondotti, non tanto dal punto di vista strumentale bensì per le finalità e i beni giuridici tutelati (es. diritto di riunione, analiticamente affrontato da Massó Garrote).
Le tematiche affrontante, nelle quali si scorge un lieve ma sostenuto spunto comparatista, non si soffermano sul mero dato costituzionale, pur privilegiando prettamente lo scenario influenzato dall’esperienza giuridica iberica. Nella trattazione, infatti, non mancano puntuali e saldi riferimenti a problematiche attuali, così come alla recente dottrina della Corte costituzionale e delle Corti europee. Il punto di forza di questa monografia è ll’approccio utilizzato e la chiarezza dell’esposizione. Sebbene il metodo utilizzato per la raccolta dei contributi possa sembrare abituale, la lettura dell’intero lavoro restituisce una visione organica dei temi prescelti, con una schematicità costante, che rende il libro adatto sia a coloro che intendono iniziare i propri studi in questo ambito, così come ai più esperti studiosi che intendono approfondire prospettive analitiche differenti. Quest’ultimo punto è essenzialmente stato sviluppato attraverso il coinvolgimento di eminenti costituzionalisti (Solozábal, Díaz Rebvorio) e di studiosi (tra i tanti, Massó Garrote, Lopéz Castillo, Rebato Peño, Vidal Martín, Serrano Pérez e Martínez Alarcón) che, a vario titolo sono riusciti a dare un contenuto concreto e di elevato livello all’opera.
Ognuno dei contributi risente evidentemente dell’approccio scientifico dell’autore. Tuttavia, in tutti i capitoli si delinea con chiarezza il perimetro delle libertà analizzate, il contenuto essenziale, i limiti all’esercizio, le questioni preliminari sulla titolarità e le più difficili interazioni conclamate o potenziali con altri diritti della medesima categoria. Nonostante sia stato scelto un registro stilistico sintetico, lo scorrere delle argomentazioni non appare per nulla esente da importanti ragionamenti giuridici e dottrinali, rafforzati dagli annessi inseriti in ogni capitolo. Per ciò che concerne, poi, i cosiddetti diritti di “terza generazione”, la linea interpretativa privilegia l’autonomia personale del soggetto, attraverso la quale si giustifica il relativo riconoscimento come libertà fondamentali. Questa prospettiva fa sì che l’opera non perda la sua unitarietà e il suo filo conduttore. Trovano spazio anche quei diritti per cui è necessario approfondire un dato esercizio negativo (tra i tanti, il diritto alla riservatezza e all’inviolabilità delle comunicazioni, analizzati in senso ampio ed estensIvo) che pongono numerose questioni relative all’autonomia del singolo rispetto ai terzi e, soprattutto di recente, invadono aspetti inerenti il trattamento del cittadino dinanzi al potere pubblico.
In definitiva, si tratta di un’opera che offre uno sguardo limpido e accurato delle questioni più rilevanti di una tematica che, seppur largamente affrontata dalla dottrina, spesso manca di quella necessaria schematicità della quale si caratterizza il presente lavoro. Nonostante possa sembrare insolita la catalogazione utilizzata, i contributi appaiono ben incastonati in un disegno editoriale ben definito, sin dalle prime pagine. Lo stile è immediato e semplice, vagamente vicino a quello più utilizzato nella manualistica di base, senza però disprezzare necessari approfondimenti anche a questioni de jure condendo. Il libro, infine, si presta alla lettura e alla consultazione periodica, essendo ben delimitato nelle diverse parti.