Leggendo “La funzione sovversiva del diritto comparato”
Il piccolo ma agguerrito editore «Pensa» di Lecce ha avviato, già da alcuni anni, un’utile opera di traduzione di saggi ed articoli di studiosi stranieri dedicati al metodo nelle scienze giuridiche. È proprio ad uno di questi volumetti, agile quanto denso, che si deve la nascita di diritticomparati.it, la sua impostazione dichiaratamente rivolta alla riflessione sulla innovazione del metodo negli studi comparatistici e la sua apertura alla pluralità dei diversi apporti di fronte alle sfide della stagione attuale.
Si tratta del saggio di Horatia Muir Watt, La funzione sovversiva del diritto comparato (Pensa, Lecce, 2006),
tradotto da Anna Chiara Vimborsati dal testo di una conferenza tenuta dalla studiosa presso la Société de législation comparée (pubblicato in Francia nell’annata del 2000 della Revue Internationale de Droit Comparé). Il libro, infatti, capitò in mano ad alcuni di noi in occasione di un convegno e svelò suggestioni comuni.
Vi si trovano espressi, con incisività, i temi che abbiamo intenzione di discutere ed approfondire in questo blog, e che sembrano trovare spazio crescente nella letteratura comparatistica contemporanea: la funzione della comparazione nella rivisitazione critica delle categorie giuridiche elaborate nell’esperienza dello Stato-Nazione, dietro cui non si celano soltanto blocchi concettuali ed operativi, ma anche assetti di potere consolidati ed interessi specifici da smascherare e sottoporre a revisione; il ruolo della giurisprudenza nella circolazione di modelli ed argomenti giuridici elaborati in altri contesti per risolvere casi affini; la critica al giuspositivismo ed al testualismo giuridico, a vantaggio di approcci interpretativi che valorizzino i contesti culturali e le condizioni storiche e sociali in cui il diritto opera, e che sottostanno ai conflitti politici e giurisprudenziali che si impongono; il ruolo del giurista, la sua collocazione nella cultura, nella società, la dimensione etica del suo impegno scientifico, pratico, pedagogico.
Non sono temi nuovi. Anzi, essi appartengono alla sensibilità della migliore dottrina comparatistica da sempre, senza distinzioni tra privatisti e pubblicisti. Ma sono temi che meritano di essere portati alla ribalta di un confronto aperto e libero, scevro da convenzioni accademiche e retaggi dogmatici, come ci proponiamo di fare in questo luogo virtuale di discussione.
Nella consapevolezza che il giurista a venire potrà dominare le sfide imposte dalla complicazione delle domande di giustizia nelle società contemporanee e dall’espansione ed intersecazione degli spazi giuridici solo a condizione di saper intravedere, nel passato, i percorsi storici e culturali che hanno preparato le trasformazioni del presente.
Partire dal “rifiuto di considerare il diritto come fenomeno autosufficiente” (Cervati 2009), pensare che nodi apparentemente inestricabili possano essere risolti sempre con processi semplificativi, quando unica via sembra essere, in realtà, proprio quella di accettare e riconoscere la complessità, di per sé non semplificabile, diffidare dai processi conciliativi e di sintesi – a volte solo consociativi – per valorizzare lo studio dei conflitti sociali che sono conseguenza di mutamenti strutturali che non possono che avvenire nella società stessa prima che altrove e sono sempre la scintilla di profondi mutamenti giuridici, spesso con vincitori e vinti…la funzione sovversiva del diritto comparato o dello studio del diritto comparato risiede, insomma, proprio qui, – forse sembra poco – nella sua capacità di non fermarsi al dato, allo status quo, al dover essere, al sollen e nella sua capacità di non rifiutare ciò che è, solo perché non deve essere. Un dibattito importante, fondamentale un luogo dove parlarne … anche per questo, in bocca al lupo per il Blog…
Per gettare un ponte tra le due sezioni, sottolineo l’importanza di un approccio con metodo comparativo alle dinamiche di relazione e integrazione tra ordinamenti in Europa. In quel contesto, il metodo comparativo può condurre ad un significativo alleggerimento della conflittualità, favorendo percorsi di convergenza tra identità costituzionali “altre”, nell’ottica della cooperazione e della condivisione. L’uso della comparazione in sede di giudizio contribuisce a proiettare le relazioni tra ordinamenti sulle concrete domande di giustizia e, dunque, ad affrontare la complessità e la conflittualità di queste relazioni sul piano materiale.