The Lisbon Treaty: A Legal and Political Analysis, by J.-C. Piris (Cambridge: Cambridge University Press, 2010, ISBN 9780521142342); xxii+426pp
Dopo il successo ottenuto con il volume “The Constitution for Europe”, uscito nel 2007, Jean Claude Piris ha recentemente pubblicato un altro libro dal titolo “The Lisbon Treaty. A legal and political analysis”, uscito con lo stesso editore del primo: Cambridge University Press. Piris è stato per molti anni il Direttore generale del Servizio giuridico del Consiglio dell’Unione europea (dal 1988 al 2010).
Il libro si divide in nove capitoli più un’introduzione. Alla fine del volume sono state anche incluse alcune tavole che riassumono le principali innovazioni introdotte dal Trattato di Lisbona.
Il primo capitolo è dedicato al processo storico che ha portato all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (inclusa la fase di ratifica ed una generale overview dei suoi contenuti). Il secondo capitolo è dedicato ai principi generali del Trattato, mentre il terzo è dedicato al principio democratico e ai suoi istituti alla luce delle innovazioni apportate dal Trattato di Riforma. La protezione dei diritti fondamentali è al centro del quarto capitolo (dedicato, fra le altre cose, alla Carta di diritti fondamentali dell’Unione europea e all’adesione alla CEDU prevista dallo stesso Trattato). Il quinto capitolo si incentra invece sull’area “Giustizia, Libertà e Sicurezza” con un’attenzione particolare alle conseguenze del superamento della struttura a pilastri (c.d. “depillarization”). Il sesto capitolo è dedicato alle novità relative alle Istituzioni, mentre il capitolo sette ha come focus quello delle relazioni esterne dell’Unione. Alla dimensione interna e gli affari finanziari, economici e sociali è invece dedicato il settimo capitolo che precede alcune pagine conclusive, dove Piris cerca di riassumere quello che è il suo giudizio sulla natura e sul destino del Trattato di Lisbona.
In appendice al volume, oltre alle citate tavole relative alle innovazioni introdotte settore per settore dal Trattato di Riforma, vi sono anche due brevi commenti alla sentenze dei Tribunali Costituzionali ceco (Lisbona II) e tedesco (il famoso Lissabon-Urteil) che hanno tenuto in “apprensione” i sostenitori del Trattato di Riforma.
Nella considerazione che ne ha l’Autore, il Trattato di Riforma non differisce molto dal Trattato v
costituzionale la sostanza è più o meno salva, eccezion fatta per la terminologia adoperata e per qualche effettivo cambio operato in corsa (ad esempio la scomparsa della c.d. “supremacy clause” cristallizzata nell’Art. I-6 del Trattato costituzionale). Allo stesso tempo, Piris riconosce come il Trattato di Lisbona rappresenti un compromesso necessario in una delicatissima fase di transizione per la storia dell’Unione.
Il libro è molto chiaro ed accessibile; del resto l’obiettivo della particolare serie in cui è inserito è proprio quello di raggiungere un pubblico variegato, che va dagli accademici ai pratici del diritto e delle politiche.
Il suo più grande pregio- la chiarezza appunto- rappresenta, per certi versi, anche la sua debolezza, nel suo essere illustrativo il libro non si spinge a offrire una nuova voce nel dibattito sulla natura costituzionale del processo di integrazione.
L’unica parte “normativa” è rappresentata dalle pagine finali dove l’Autore si sbilancia sulla natura del processo integrativo, definendo l’UE come ‘partially federal entity’” (pag. 331).
In conclusione, pur rappresentando il Trattato di Lisbona un passo in avanti nel processo di integrazione, sarebbe errato pensare che esso abbia dato una risposta a tutti i “vizi” del sistema dell’Unione. Al contrario, le ultime righe del libro, in linea con il taglio “pratico” del volume, sono un’esortazione a“fare di più”: “Europeans have to work harder and be more innovative either in strengthening the European Union by improving its political functioning, or in imagining a new and original way to organise the European of the future better” (p. 340).