Kosovo: i conti con il passato e le prospettive per il futuro

Nel 2008 l'ex Procuratore del Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, Carla Del Ponte, pubblicò il libro "La caccia. Io e i criminali di guerra", dove, descrivendo le principali difficoltà incontrate nel corso del proprio mandato, l’autrice dedicò un intero capitolo alle indagini sul traffico di organi nei Balcani. Secondo l’ex Procuratore tale traffico fiorì nell'area alla fine degli anni '90, frutto delle attività criminali cui erano dediti molti esponenti dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (di seguito ELK), impegnato allora nella guerra contro l’ex Jugoslavia. Le vittime del commercio di organi sarebbero stati i prigionieri di guerra, di etnia prevalentemente serba, detenuti presso un luogo noto come “la casa gialla” nella città di Rripe, in Albania (C. Del Ponte, La caccia. Io e i criminali di guerra, Milano, 2008). Tuttavia, le prove raccolte dal Procuratore non sfociarono in un procedimento giudiziario dinanzi al Tribunale per l'ex Jugoslavia, poiché, secondo Del Ponte, i vertici delle Nazioni Unite vi si opposero. È altresì quantomeno dubbio che il Tribunale avrebbe potuto procedere per fatti avvenuti in Albania, in quanto l’art. 8 del suo Statuto ne limita la giurisdizione al territorio dell’ex Jugoslavia.

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