Federico Di Dario
Spunti sullo stato dell'arte del negoziato transatlantico su commercio ed investimenti*
* Il commento costituisce un riassunto aggiornato dell'articolo Prime riflessioni sulla Transatlantic Trade and Investment Partnership, in La Comunità Internazionale, 2015, 59 – 82.
1. Trade for All, Towards a more responsible trade and investment policy è il titolo di una recente comunicazione della Commissione sulla politica commerciale comune [COM(2015) 497 final]. In effetti, esso rende bene l'idea dell'attuale dibattito intorno al TTIP. La convinzione che l'accordo in corso di negoziazione tra Unione europea e Stati Uniti non risponda alle esigenze “di tutti” bensì vada a beneficio esclusivo dei grandi attori del capitalismo globale, si sta pian piano diffondendo nell'opinione pubblica europea. La c.d. iniziativa sulla trasparenza, intrapresa dalla Commissaria al commercio Cecilia Malmström, che ha portato alla pubblicazione di numerosi documenti negoziali, non sembra essere stata sufficiente a persuadere gli oppositori dell'accordo che continuano a ritenere che un'eventuale conclusione del TTIP, oltre a non comportare vantaggi economici, avrà conseguenze negative sotto il profilo politico, sociale ed ambientale.
2. Le preoccupazioni della Commissione non sono rivolte evidentemente soltanto ai timori dell'opinione pubblica. L'atteso parere della Corte di giustizia (caso A-2/15, ma si v. anche la richiesta di parere sul Trattato di Marrakesh, caso A-3/15), che definirà se il trattato tra UE e Singapore sia da qualificare di esclusiva competenza dell'Unione ovvero un accordo misto, giocherà un ruolo essenziale nel definire le competenze dell'UE sulla politica commerciale comune. È molto probabile che, anche qualora si riterrà che l'Unione abbia competenza a firmare e concludere da sola il trattato commerciale e che quindi la portata dell'art. 207 TFUE sia tale da offrire copertura giuridica piena all'accordo tra UE e Singapore, alcuni Stati membri vorranno comunque garantire, data l'estensione delle materie coinvolte e l'impatto mediatico del trattato, che i rispettivi parlamenti si pronuncino sul TTIP. Che l'accordo transatlantico passerà per il vaglio dei parlamenti nazionali sembra essere suggerito sia dalle dichiarazioni dell'ex Commissario De Gucht, il quale ha assicurato la natura mista dell'accordo con gli Stati Uniti, sia dalla posizione espressa da alcuni Stati membri in merito. In Francia, ad esempio, l’Assemblée Nationale si è pronunciata (si v. Résolution européenne 23 novembre 2014 n. 428) nettamente affinché si affermi «la qualification juridique d’accord mixte» del trattato commerciale tra UE e Canada. A fortiori può ben ritenersi che alcuni Stati membri reclameranno la natura mista del TTIP. Per tali motivi, la Commissione deve tenere in debita considerazione anche gli equilibri e gli eventuali sommovimenti che l'accordo transatlantico sta provocando e, una volta concluso, sarà in grado di provocare nello scenario politico di ogni Stato membro.
12 Novembre 2015