Ester Stefanelli
Suicidio assistito: la sentenza Carter v. Canada alla prova della trans-judicial communication
Commentando su questo blog la sentenza della Corte suprema del Canada, Carter v. Canada (Attorney General) [2015] SCC 5, con la quale è stata dichiarata l’incostituzionalità del divieto generalizzato di suicidio assistito, si era già parlato dell’influenza che la decisione avrebbe potuto esercitare sulla giurisprudenza straniera in materia di morte medicalmente assistita: si tratta di una materia particolarmente permeabile alla trans-judicial communication e ciò è ancor più evidente negli ordinamenti di common law, da sempre maggiormente aperti alla circolazione delle giurisprudenze. Infatti, le prime “risposte” a Carter sono giunte dal Sudafrica e dalla Nuova Zelanda, attraverso due sentenze, rispettivamente dalla High Court del Sudafrica (divisione provinciale di Gauteng) e dalla High Court della Nuova Zelanda: Stransham-Ford v. Minister of Justice And Correctional Services and Others [2015] ZAGPPHC 230 e Lecretia Seales v. Attorney General [2015] NZHC 1239. Nelle pronunce si fa ampio riferimento al precedente canadese, che si è scelto di seguire soltanto nel caso sudafricano. Il giudice sudafricano ha infatti consentito al ricorrente di sottoporsi alla pratica del suicidio assistito, poiché ritenuta conforme alla Costituzione, mentre secondo l’Alta Corte neozelandese il divieto generalizzato non viola i diritti contenuti nel Bill of Rights.
21 Settembre 2015
Carter v. Canada. La Corte suprema canadese ritorna sulla questione del suicidio assistito e dichiara l’incostituzionalità del divieto generalizzato
Il 6 febbraio del 2015, pronunciandosi all’unanimità, la Corte suprema del Canada, con la sentenza Carter v. Canada ha dichiarato l’incostituzionalità del divieto generalizzato di suicidio assistito, previsto dagli articoli 14 e 241, lett. b del codice penale. Si tratta di una sentenza dalla portata storica: essa dispone l’overruling di una precedente decisione del 1993, nella quale analoga questione era stata rigettata, e si inserisce all’interno di un acceso dibattito pubblico, sia a livello canadese, come testimoniano le numerose proposte di legge e la nascita di diverse associazioni impegnate nella sensibilizzazione sul tema, che a livello comparato. Dibattito quest’ultimo sul quale, come cercherò di dire in conclusione, anche la sentenza Carter potrà incidere.
7 Maggio 2015