Caterina Drigo
Il diritto della scienza e i diritti della vita La Corte di Giustizia di nuovo sollecitata a definire il concetto di “embrione umano”
Il 17 luglio scorso sono state depositate le conclusioni dell’Avvocato Generale della Corte di Giustzia dell’Unione Europea, Cruz Villalòn, nella causa C-364/13, International Stem Cell Corporation c. Comptroller General of Patents.
A soli tre anni dalla decisione del caso Brüstle c. Greenpeace (C-34/10 del 18 ottobre 2011) la Corte di Giustizia è stata nuovamente sollecitata a pronunciarsi sull’interpretazione dell’ art. 6, par. 2, lett. c), della direttiva 98/44/CE del Parlamento e del Consiglio del 6 luglio 1998 sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche.
Si ripropone la questione se le invenzioni che coinvolgono l’uso di ovuli umani possano essere brevettate e se, in caso di risposta affermativa, lo possano essere anche qualora l’ovulo sia fecondato. Il tema presentato all’esame del giudice investe il campo della bioetica, tuttavia tale circostanza non lo esclude dalla sfera giuridica, e preliminarmente, si deve osservare come tutti i problemi bioetici emersi con forza soprattutto negli ultimi due decenni ruotino attorno ad un tema di fondo che è quello di stabilire l’essenza dell’umano: cioè cosa si debba intendere giuridicamente per persona e come si possano fondare e apprezzare il suo valore, la sua dignità ed i suoi diritti.
15 Settembre 2014