Relazioni tra ordinamenti, comparazione e integrazione sovranazionale: a proposito dell'ultimo libro di Oreste Pollicino

Il bel libro di Oreste Pollicino (“Allargamento dell'Europa a Est e rapporto tra Corti costituzionali e Corti europee. Verso una teoria generale dell'impatto interordinamentale del diritto sovranazionale?”, Milano, Giuffré 2010) offre l'occasione per tornare a riflettere e discutere – dopo l'intervento di Giorgio Repetto sul volume di De Vergottini, quello di Francesco Saitto sul volume di V. Jackson e quello della prof. ssa Groppi sull'uso dei precedenti stranieri - sul rapporto tra metodo comparativo e studio dei processi di integrazione sovranazionale. Come emerge sin dalle prime pagine del volume di Pollicino, infatti, l'itinerario di ricerca si snoda lungo le due direttrici del “diritto pubblico comparato” - vale a dire, l'analisi comparata delle tecniche di apertura e, più in generale, dell'incidenza dei processi di integrazione sovranazionale sulle singole esperienze costituzionali – e del “diritto europeo comparato”, vale a dire nell'ottica di una comparazione tra l'esperienza comunitaria europea e quella maturata nell'ambito dell'ordinamento facente capo alla CEDU (cfr. p. 10).

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Il Consiglio di Stato e la CEDU

Possono bastare poche parole, per di più tra parentesi, a segnare una svolta nel regime di applicazione della CEDU nell’ordinamento interno?
É in quest’ottica che deve essere letta la recente sentenza n. 1220/2010 della Quarta Sezione del Consiglio di Stato, già commentata, su Guida al Diritto, da Giuseppe Colavitti e Cesare Pagotto (ai quali devo la segnalazione).
La vicenda è di per sé interessante e meriterebbe autonomo approfondimento. In questa sede, basti ricordare che la decisione è stata resa al termine di un giudizio di ottemperanza relativo ad una complessa vicenda di espropriazioni sine titulo e che il Consiglio di Stato fa riferimento alla necessità di applicare dei “principi sulla effettività della tutela giurisdizionale, desumibili dall’articolo 24 della Costituzione e dagli articoli 6 e 13 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo” (punto 5). Questi ultimi, in particolare, sarebbero divenuti “direttamente applicabili nel sistema nazionale” a seguito dell’entrata in vigore del nuovo testo dell’art. 6 TUE, come modificato dal Trattato di Lisbona. Poche parole, per di più tra parentesi (quasi a sottolineare l’ovvietà del percorso argomentativo) sollevano questioni provviste di un dirompente rilievo teorico. Sullo sfondo, con ogni probabilità, l’eco dell’insofferenza diffusa tra i giudici comuni nei confronti del modello ricostruttivo tracciato dalla Corte costituzionale con le sentenza 348 e 349 del 2007.

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Costituzionalismo brasiliano (impressioni di viaggio)

Attraverso il viaggio – di lavoro, ricerca, studio o anche, semplicemente, di svago – lo sguardo del comparatista si allarga e il gesto metodologico di apertura all’alterità – che, secondo un orientamento (Legrand), è alla base della comparazione stessa – si arricchisce. Allo stesso tempo, lo sforzo di “intendere” l’altro si articola in una complessa esperienza di ricerca, nella quale si intrecciano sollecitazioni profonde.

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