All’alba delle elezioni messicane, tra eguaglianza di genere e violenza

Il 2 giugno 2024 sarà una giornata storica per il Messico.
Innanzitutto, saremo testimoni di quella che fino ad ora può essere considerata come l’elezione più grande della storia messicana. Difatti, non solo verrà scelta la persona che assumerà l’incarico della Presidenza della Repubblica, ma si svolgeranno anche le elezioni di entrambe le camere del Parlamento (128 seggi nel Senato della Repubblica e 500 nella Camera dei deputati) e di numerosissime altre cariche a livello statale e locale nelle 32 entità federative che compongono la Repubblica messicana. Per avere un’idea della grandezza, dal punto di vista quantitativo, il 2 giugno verranno elette oltre 19 mila persone.
Oltre a tale dato numerico che già di per sé ci regala una fotografia a colori dell’importanza della giornata elettorale, vi sono delle peculiarità che arricchiscono l’importanza di questo momento.
Difatti, per la prima volta nella storia messicana vi è un’altissima probabilità che la persona che ricoprirà la carica di Presidente della Repubblica sarà una donna. Fino ad ora, solamente sei donne si erano presentate come candidate anche se, in realtà, non avevano delle effettive possibilità di essere elette.
Il tema dell’eguaglianza di genere nell’ambito politico in Messico ha assunto, negli ultimi decenni, una grande rilevanza grazie alla particolare attenzione ricevuta sia a livello legislativo e costituzionale ma anche all’importante attività giudiziale svolta dal Tribunal Electoral del Poder Judicial de la Federación.
Tali circostanze hanno permesso di ottenere un importante risultato in termini di eguaglianza nelle posizioni di rappresentanza: oggi, in Messico la parità di genere è riconosciuta come un principio costituzionale che mira a garantire la sostanziale uguaglianza tra uomini e donne nell’esercizio dei diritti politici ed elettorali. Le riforme costituzionali del 2014 e del 2019 hanno consentito l’incorporazione della cosiddetta “parità in tutto”, generando una dinamica trasformativa in cui i partiti politici sono stati “costretti” a presentare, per tutte le posizioni e cariche per cui è prevista l’elezione popolare, liste con un numero uguale di donne e uomini. Dal 2019, questo obbligo è stato esteso anche nel caso in cui si tratti di organi monocratici (come nel caso della presidenza della repubblica o della governatura a livello statale).
Le elezioni del 2 giugno 2024 rappresentano un turning point nella storia del paese: per la prima volta due donne (e un uomo) competono per conquistare la presidenza della repubblica e “dominano” i sondaggi sulle intenzioni di voto. Le due donne candidate alla Presidenza della Repubblica sono: Xóchitl Gálvez Ruiz per la coalizione Fuerza y Corazón por México (che riunisce il Partido de Acción Institucional-PAN, il Partido Revolucionario Institucional-PRI e il Partido de la Revolucion Democrática-PRD) e Claudia Sheinbaum della coalizione Sigamos Haciendo Historia (che nasce dell’unione del partito dell’attuale presidente Andrés Manuel Lopez Obrador Movimiento Regeneración Nacional-MORENA, il Partido del Trabajo-PT e il Partido Verde Ecologista de México. Come accennato vi è anche un terzo candidato: Jorge Álvarez Maynez, del partito Movimiento Ciudadano.
Le tre persone candidate alla presidenza sono state scelte mediante dei processi di selezione interni: il comitato organizzatore della coalizione Sigamos Haciendo Historia invitò sei persone (che per poter partecipare nel processo, dovettero rinunciare al proprio incarico): oltre l’attuale candidata, Claudia Sheinbaum, che anteriormente era jefa de gobierno di Città del Messico, parteciparono il Ministro per gli Affari Esteri, Marcelo Ebrard; il Secretario de Gobernación, Adán Augusto López; il deputato Gerardo Fernández Noroña e i senatori Ricardo Monreal e Manuel Velasco Coello. Claudia fu selezionata a seguito di vari sondaggi popolari.
Al processo di selezione realizzato dalla coalizione Fuerza y Corazón por México parteciparono 13 persone alle quali fu richiesto di raccogliere 150 mila firme mediante internet oltre che mille firme in almeno 17 entità federative. Solo quattro persone riuscirono a compiere quanto richiesto e mediante un sondaggio popolare furono selezionate tre persone “finaliste”, delle quali due, il deputato Santiago Creel e la senatrice Beatriz Paredes, rinunciarono ancora prima che si realizzasse una elezione interna per selezionare la persona candidata per la coalizione.
Il terzo candidato, e unico uomo, Jorge Álvarez Máynez è il rappresentante del partito Movimiento Ciudadano, da cui è stato scelto dopo che il precandidato unico nominato direttamente dal partito, Samuel García Sepúlveda (che al momento era governatore dello Stato di Nuevo León), decise ritirarsi per gestire una crisi politica interna a livello statale.
In questa elezione non si è registrato nessun candidato indipendente, dato che nessuna delle 27 persone interessate è riuscita a raccogliere il ​numero di firme minimo richiesto dalla normativa vigente.
Un altro elemento di fondamentale importanza di questa elezione è rappresentato dalla violenza generalizzata che ha accompagnato le diverse fasi del processo elettorale. Nonostante la violenza sia un elemento generalmente presente nel contesto elettorale messicano, il periodo elettorale 2023-2024 è stato il più violento della storia moderna del Paese, registrando all’incirca 600 vittime (nelle elezioni federali 2020-2021 erano state all’incirca la metà) di vari delitti, tra cui minacce, attentati, rapimenti, sparizioni e omicidi. La violenza è strettamente legata alla presenza nel territorio della delinquenza organizzata e si concentra prevalentemente negli Stati di Guerrero, Michoacán, Morelos, Chiapas e Jalisco.
L’intervento della criminalità organizzata nelle elezioni si manifesta attraverso varie dinamiche, come la violenza politica, la mobilitazione del voto, il finanziamento delle campagne elettorali, l’imposizione di candidature e l’intervento diretto nei seggi elettorali. Si tratta di un contesto di violenza generalizzato che genera un ambiente di coercizione tanto per le persone candidate ma anche per l’esercizio dell’elettorato attivo, che mette in serio pericolo la possibilità che si possano svolgere delle “elezioni pacifiche”.
Strettamente legato a questo contesto generalizzato di violenza, tutto il periodo della campagna elettorale si è caratterizzato per un problema serio di violenza politica di genere e di negative campaigning. Nel primo caso, la violenza politica contro le donne per questioni di genere costituisce un serio ostacolo alla loro partecipazione politica in condizioni di eguaglianza, libertà e sicurezza.
Si tratta di attacchi che sono aumentati, specialmente su reti sociali, con l’avvicinarsi delle elezioni, con l’obiettivo di far desistere le candidate donne o screditarle. La maggior parte dei casi si verificano nelle campagne elettorali locali (con una percentuale del 75,19%), ma sono presenti anche a livello statale (14,07%) e nazionale (10,74%).
Nonostante il sistema elettorale messicano preveda un ricco sistema di sanzioni, l’effetto deterrente non pare sia realmente efficace, visto che, specialmente nelle ultime settimane sono aumentate le aggressioni fisiche e le minacce contro candidate donne (come i casi di Claudia Garza a Nuevo León e Alessandra Rojo de la Vega a Città del Messico).
Anche i dibattiti politici sono diventati spazi di violenza, con l’aumento del fenomeno del negative campaingning che in molti casi assume i connotati della violenza di genere (come nel caso del candidato Pablo Lemus Navarro del Movimento Ciudadano di Jalisco che ha usato termini denigratori contro le sue contendenti, Laura Haro e Claudia Delgadillo, perpetuando l’idea di subordinazione e di disprezzo per le donne in politica).
La campagna negativa è diventata una strategia comune nei dibattiti elettorali e viene utilizzata per influenzare la percezione degli oppositori da parte dell’elettorato e così conquistare voti, evidenziando aspetti negativi, errori o debolezze degli altri candidati, invece di promuovere le proprie proposte.
Un esempio recente è stato osservato durante il secondo dibattito presidenziale del 2024, segnato dalle accuse tra Claudia Sheinbaum e Xóchitl Gálvez. Quest’ultima ha accusato le primo di avere dei legami con la delinquenza organizzata, definendo Morena (il partito dell’attuale presidente) un partito-narco. Tali affermazioni hanno generato non poche polemiche sui social media e hanno evidenziato l’uso di attacchi personali e disinformazione come armi politiche.
La risposta di Claudia Sheinbaum alle accuse è stata quella di chiedere prove concrete a Gálvez, mentre l’Istituto Nazionale Elettorale, che è l’organo che svolge la funzione di organizzare le elezioni e di garantire il loro corretto svolgimento, è intervenuto ordinando alla candidata Gálvez di smettere di usare termini come narco-candidato e narco-partito.
Infine, dobbiamo tenere in considerazione che queste elezioni si svolgono in un momento storico in cui le reti sociali si sono convertite in uno dei principali luoghi delle campagne elettorali contemporanee. Se da un lato, la normativa elettorale messicana ha disciplinato in modo forse addirittura eccessivo la propaganda sui mezzi di comunicazione tradizionali, come la televisione, la stampa o la radio, tace quasi del tutto per quanto riguarda la propaganda sui mezzi digitali e reti sociali. Se quindi, da un lato vi è un controllo rigoroso da parte delle autorità elettorali della propaganda che si diffonde sui mezzi di comunicazione tradizionali, vi è una propaganda parallela che va a “briglia sciolta” e che evidentemente genera dei vantaggi per coloro che sanno come utilizzarli.