Antonio Padoa Schioppa, Verso la federazione europea? Tappe e svolte di un lungo cammino. Il Mulino, Bologna, 2014, p. 541 (38 euro).
Recentemente il Mulino ha pubblicato una lunga raccolta di saggi scritti da Antonio Padoa Schioppa in un volume unico dall’emblematico titolo “Verso la federazione europea? Tappe e svolte di un lungo cammino”.
Si tratta di una serie di articoli redatti fra il 1981 ed il 2014, quasi a scandire idealmente le tappe che hanno condotto l’UE alle ultime vicende, segnate da numerose ombre sul destino del progetto europeo ma anche dalle ultime elezioni europee caratterizzate dalla, di fatto, elezione indiretta del Presidente della Commissione, secondo il modello dello Spitzenkandidaten.
Ad una lettura dei contributi del volume, si possono subito notare due caratteristiche ricorrenti: la grande coerenza dell’Autore nel proporre sviluppi istituzionali- in primis potenziando il ruolo del Parlamento europeo, fin dalle prime pagine al centro dell’attenzione di Padoa Schioppa- e la passione per l’Europa.
Professore emerito presso l’Università di Milano, storico del diritto apprezzato a livello internazionale, l’Autore è anche un intellettuale a tutto tondo che sin giovane ha combinato la passione per la storia giuridica e quella per l’Europa (quest’ultima nata leggermente prima, negli anni liceali, dopo avere letto La “Storia d’Europa” di Benedetto Croce, come Padoa Schioppa rivela nelle ultime pagine dell’Opera, pag. 523), ancora oggi impegnato nella sfida per una Unione migliore, più efficiente e democratica.
La struttura del libro qui recensito raccoglie ben trentasette saggi, divisi in quattro parti (più una introduzione intitolata “Verso un’Europa federale?”, una postfazione e una breve nota conclusiva).
L’obiettivo del volume è descritto a pag. 13 e consiste nel “vedere come siano progressivamente mutati, in direzioni diverse, sia il principio della separazione che quello, connesso ma distinto dell’equilibrio dei poteri entro l’Unione: è un processo tuttora in divenire, con esiti incerti, che presenta connessioni con l’evoluzione istituzionale e costituzionale degli Stati moderni”.
A metà fra la divulgazione e il testo accademico, il libro si caratterizza per la coerenza con cui l’Autore ha sempre condotto la propria battaglia per un’Unione migliore, secondo proposte che fin dalle prime pagine vengono ridotte a due “principali istanze di natura istituzionale…l’esigenza di democraticità dell’Unione, fondata sulla doppia legittimazione del Parlamento europeo e dei due Consigli; l’esigenza di efficacia nell’azione a livello europeo” (p. 13).
La prima parte del volume, ricomprendente saggi scritti negli anni che vanno dal 1981 al 1992 ed intitolata “Dal Parlamento eletto al Trattato di Maastricht”, ha il pregio di cogliere le dinamiche che hanno portato all’adozione del Trattato dell’Unione Europea. Una svolta che, per dirla con le parole di Bruno de Witte ha segnato l’inizio del “processo semi-permanente di revisione dei trattati” (B- de Witte, “Il processo semi-permanente di revisione dei trattati”, Quaderni costituzionali, 2002, 3, 499-520) dopo la stagione costituzionale, indotta per via pretoria soprattutto dalla Corte di giustizia.
La seconda parte (“Sviluppi istituzionali: da Maastricht a Nizza”) raccoglie saggi scritti fra il 1993 e il 2001 e concentrati sul post- Maastricht, coprendo gli sviluppi dell’integrazione europea fino al Trattato di Amsterdam e alla proclamazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La terza parte (“Dalla Convenzione costituente a Lisbona”) racconta setti intensi anni (2001-2008), che vanno dallo slancio verso quella che era apparsa una genuina fase costituente, caratterizzata dai lavori della seconda Convenzione e dal “Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa”al naufragio del progetto europeo dopo i referendum olandese e francese.
La seconda sezione di questa parte del volume (idealmente aperta dal saggio “Dopo il no francese: l’Europa fra declino e rinascita”) guarda alle novità introdotte dal Trattato di Lisbona (specialmente ai profili istituzionali) e alla continuità fra quest’ultimo ed il c.d. Trattato Costituzionale.
Infine, l’ultima parte (la più consistente del volume) tratta della “Crisi dell’euro e nuovi assetti istituzionali”. Preso come riferimento temporale il periodo che va dal 2009 al 2014, l’Autore affronta sia la giurisprudenza della Corte costituzionale tedesca sul Trattato di Lisbona, sia le novità introdotte a livello nazionale (ed internazionale) per fronteggiare la crisi economica (European Stability mechanism, il c.d. Fiscal Compact etc). Come altrove, il Volume non si limita a dare un quadro completo della situazione, ma prospetta anche alcune concrete soluzioni all’impasse (presentate anche in questo paper in inglese pubblicato sul sito del centro studi sul federalismo- CSF- “Guidelines for the Constitutional Reform of the European Union”: http://www.csfederalismo.it/images/stories/discussion_papers/01_a.p-schioppa_ppe.pdf). Frutto del lavoro svolto nella funzione di coordinatore del gruppo di ricerca sulle “Riforme istituzionali dell’UE” presso il Centro Studi sul Federalismo di Torino, tali proposte sono articolate in tre punti principali e vengono esposte fin dall’apertura del lavoro: l’attribuzione al PE della piena codecisione legislativa e di un proprio potere fiscale; l’attribuzione alla Commissione di un reale potere di governo dell’economia da esercitare “in sinergia” con la BCE ed il “superamento del potere di veto in entrambi i Consigli” (p. 14).
La necessità di superare le dinamiche (e le nostalgie) dello Stato-Nazione, la fortissima connessione fra federalismo e democrazia e l‘insistenza per un approccio pragmatico e dinamico alle vicende istituzionali dell’UE rappresentano le tre direttrici che permettono di leggere unitariamente i diversi spunti raccolti in oltre di cinquecento pagine.
La varietà degli scritti non inficia la chiarezza del messaggio che anima tutti i contributi dell’Opera qui recensita, ovvero la consapevolezza che “l’origine e il fondamento dell’intero processo di integrazione europea sono di natura politica, non economica” (pag. 12); un messaggio che in tempo di crisi si può condividere o meno, ma che appare senza dubbio da diffondere, magari nell’attesa di una versione inglese che permetterebbe di apprezzarne i contenuti anche all’estero.