Konrad Hesse. L’unità della Costituzione. Scritti scelti di Konrad Hesse. A. Di Martino e G. Repetto (a cura di). Prologo di Peter Häberle, Editoriale scientifica, 2014

Il volume raccoglie l’opera principale del professor Konrad Hesse ed è strutturato in due parti: la prima affronta le questioni relative ai concetti di Costituzione, interpretazione costituzionale e diritti fondamentali mentre la seconda investe il nucleo essenziale della separazione tra Stato e Società e i concetti di Stato di diritto e di Stato federale unitario. A mio avviso il libro merita di essere segnalato per due ragioni che risiedono da una parte nei testi che accompagnano tali lavori e dall’altra in una generale riflessione sulla rinnovata influenza del pensiero di Konrad Hesse.

Questa attenta edizione, in realtà, unisce due libri in uno: insieme ai contributi di Hesse, dei quali si dirà qualcosa più avanti, sono infatti raccolti tre scritti preziosissimi. Innanzitutto un prologo del suo allievo, Peter Häberle, che ripercorre i momenti chiave della vita di Konrad Hesse, evidenziando il suo singolare profilo di docente, ricercatore e giudice costituzionale. Insieme a questo lavoro, inoltre, troviamo i saggi di Giorgio Repetto e Alessandra Di Martino, due giovani e tenaci studiosi italiani della scuola del professor Paolo Ridola, su cui lo stesso Peter Häberle ha avuto un’influenza decisiva. Giorgio Repetto approfondisce l’importanza di Konrad Hesse nel dibattito tedesco sui diritti fondamentali e l’interpretazione costituzionale, ricordandoci che in fondo la teoria costituzionale in Germania si è formata originariamente intorno a queste due categorie che in un modo o nell’altro hanno proceduto unitariamente. Alessandra Di Martino preferisce, invece, soffermarsi sul modo in cui Konrad Hesse si inserì nella dogmatica tedesca recuperando un dibattito classico, quale quello delle relazioni tra Stato e Società. L’autrice segnala l’influenza che Hermann Heller e Rudolf Smend esercitarono su Konrad Hesse e, soprattutto, chiarisce in che modo dalla separazione tra Stato e Società emerga una matrice attraverso la quale è possibile comprendere gli elementi fondamentali dello Stato: democrazia, soggezione al diritto, federalismo e funzione sociale.

Solo tre anni separano questa versione dalla seconda edizione di Escritos de Derecho Constitucional, pubblicata dalla “Fundación Coloquio Jurídico Europeo” e dal “Centro de Estudios Políticos y Constitucionales”,  sotto la direzione di Pedro Cruz Villalón e di chi scrive. Mi pare che da questi percorsi paralleli emerga un interrogativo fondamentale: perché questo nuovo interesse per l’opera di Konrad Hesse? Esiste sicuramente un motivo di carattere personale: Pedro Cruz Villalón si formò in parte con Konrad Hesse mentre Paolo Ridola, mentore dei curatori italiani, ha trascorso lunghi periodi di studio con Peter Häberle. Questo motivo, tuttavia, non basta evidentemente a chiarire una tale coincidenza temporale, ancor più se si considera che la prima edizione spagnola è piuttosto risalente (1983).

Un argomento più solido ha sicuramente a che vedere con il ruolo fondamentale che il principio democratico occupa nell’opera di Konrad Hesse. In questa prospettiva si può comprendere la sua prevalenza rispetto ad altri notissimi studiosi tedeschi, ancorati ad una dogmatica dove lo Stato è logicamente anteposto alla Costituzione. Per Hesse, al contrario, lo Stato esiste solo nella misura in cui è disposto dalla norma suprema e non c’è spazio per riconoscere poteri estranei al diritto che possano intervenire nella vita dello Stato. In quest’ordine di idee l’opera di Konrad Hesse potrebbe essere collocata davanti ad altre elaborazioni caratterizzate da un approccio ontologico e ciò vale in particolare in quei paesi che escono da una dittatura e che richiedono perciò un profondo rinnovamento democratico: il pensiero di Konrad Hesse potrebbe assolvere al meglio un tale compito.

Tuttavia, neanche quest’ultima ragione sembra in grado di giustificare una rinascita della sua opera in questo momento, considerato che la Spagna e l’Italia sono democrazie costituzionali “ortodosse”  (con le loro potenzialità e imperfezioni).

Credo, infine che l’argomento decisivo rinvii piuttosto al contrasto di luminosità davvero unico che l’opera di Konrad Hesse offre rispetto alle turbolenze del mondo contemporaneo. Siamo di fronte alla fine di un ciclo? Ci troviamo dinanzi ad un periodo di cambiamento?[1] La risposta può essere rintracciata unicamente tornando alle radici e in questo senso i lavori di Konrad Hesse risultano essenziali. In definitiva, la prospettiva da adottare di fronte agli eventi odierni impone di tornare a collocare al centro del dibattito il classico dilemma tra l’essere e il dover essere e su questo ripensare la funzione della Costituzione nella costruzione dell’unità politica, tenendo sempre presente che tutti questi problemi ne racchiudono uno anteriore: il senso della libertà umana. In questa prospettiva la biografia e la bibliografia di Konrad Hesse continuano ad essere uno snodo fondamentale.

(Traduzione di A. Romano)


[1] Si veda al riguardo il mio Epilogo nell’edizione spagnola e la straordinaria recensione di Ignacio Gutiérrez Gutiérrez nel numero 100 (2014) della Revista Española de Derecho Constitucional.