Leggendo N. Lupo – C. Fasone (Ed.), “Interparliamentary Cooperation in the Composite European Constitution” (Hart 2016)
È di recente pubblicazione, per l’editore Hart, il primo volume di una nuova collana dedicata agli studi sulla “Parliamentary democracy in Europe”. La collana, diretta da Nicola Lupo e Robert Schütze, pone il tema della democrazia parlamentare al cuore delle transizioni che stanno attraversando gli assetti istituzionali dell’Unione Europea. Si tratta di una scelta certamente condivisibile: sin dalle prime riflessioni sul deficit democratico delle istituzioni comunitarie l’attenzione dei commentatori si concentrò sui problemi della loro debole parlamentarizzazione; lo sviluppo delle teorie della legittimazione parlamentare indiretta, tanto rilevante nella giurisprudenza costituzionale tedesca, ha sottolineato il rilievo dei Parlamenti nazionali nella legittimazione della politica europea; e il Trattato di Lisbona ha sviluppato il tema della vita democratica dell’Unione articolando su piani eterogenei un rafforzamento della democrazia parlamentare e dei partiti, così come forme e strategie alternative di rappresentanza e partecipazione coinvolgenti anche i Parlamenti nazionali. Pertanto, i grandi nodi che si incontrano nello studio degli assetti parlamentari dell’Unione sono al contempo tradizionali rispetto alle categorie del diritto costituzionale, e innovativi rispetto agli scenari che si stanno dischiudendo.
Il primo volume della collana, intitolato “Interparliamentary Cooperation in the Composite European Constitution”, è curato da Nicola Lupo e Cristina Fasone (Hart 2016), e raccoglie interventi di diversi studiosi europei che, nel corso del 2015, sono stati coinvolti in conferenze e seminari presso la LUISS di Roma. Tutti invitati a riflettere sui diversi aspetti della cooperazione interparlamentare nel sistema parlamentare multilivello europeo.
Per i due coordinatori si tratta di un ulteriore contributo rispetto ad un tema che già li ha interessati: Per Nicola Lupo, penso in particolare alle Lezioni sul sistema parlamentare euro-nazionale (Giappichelli 2014), con Andrea Manzella; per Cristina Fasone, basta citare la ricchissima monografia sui sistemi di Commissioni parlamentari e forma di governo (Cedam 2012).
Il volume offre un’analisi completa del tema della cooperazione interparlamentare europea, e più in generale del ruolo della democrazia parlamentare in Europa, giustapponendo analisi teoriche assai dense circa il ruolo dei Parlamenti nei processi di legittimazione politica e di integrazione, con analisi tecniche dettagliate circa le forme e gli strumenti della cooperazione interparlamentare.
Come viene fatto osservare nella stessa Introduzione del volume (15), la dottrina ha sin qui privilegiato lo studio del dialogo tra le Corti a livello europeo; tuttavia il dialogo tra i Parlamenti rappresenta un ambito almeno altrettanto decisivo per l’analisi dell’integrazione europea. In primo luogo per il rilievo che la cooperazione tra arene parlamentari ha svolto, attraverso il “metodo Convenzione”, nelle recenti tappe della riforma dei Trattati (su cui v. il contributo di Cesare Pinelli); quindi ai fini dello svolgimento della dialettica politica: il contributo di Giuseppe Martinico avanza una proposta di comparazione tra metodi e funzioni della cooperazione interparlamentare e del dialogo tra le Corti.
Ma il volume dedica ampio spazio alle forme e ai soggetti della cooperazione interparlamentare: al cuore del volume si pone evidentemente il tema della subsdiarity review, strutturata, da Lisbona, attorno alla tecnica dell’Early Warning sollevato dai Parlamenti nazionali. Marco Goldoni vede in questo strumento la possibilità di favorire ed intensificare la cooperazione e il dialogo tra i Parlamenti nazionali (175). Una sezione è dedicata alle conferenze interparlamentari, alcune delle quali esistenti già da diversi decenni. Un’attenzione particolare è destinata alla Conferenza delle Commissioni parlamentari con competenze negli affari Europei (COSAC), con contributi di studiosi con esperienza professionale maturata proprio all’interno di questa struttura.
Nella loro conclusione, i curatori portano a sintesi i diversi contributi raccolti nel volume. Ad avviso dei curatori, il rafforzamento della cooperazione interparlamentare nel sistema istituzionale europeo – e più in generale il rafforzamento del ruolo dei Parlamenti nazionali nel processo politico europeo – può passare attraverso la valorizzazione del rapporto di fiducia tra esecutivi e legislativi nazionali, consentendo così ai Parlamenti nazionali di interferire, indirizzare e controllare l’operato degli esecutivi in ambito europeo (349). Elemento comune degli assetti di governo di tutti gli Stati membri, tranne Cipro, la responsabilità politica degli esecutivi di fronte ai Parlamenti nazionali può infatti condurre all’edificazione e alla messa a sistema di procedure e luoghi di cooperazione tra i Parlamenti, e tra i Parlamenti e le istituzioni europee.
La proposta dei curatori ha il merito di superare i tradizionali approcci del dibattito sulla democrazia parlamentare nell’Unione europea, che tanto risentono delle diverse sensibilità – internazionalistica o costituzionalistica – dei rispettivi studiosi, prospettando peraltro un avanzamento in termini di democratizzazione degli assetti istituzionali europei profondamente coerente con la tradizione del costituzionalismo occidentale, senza con ciò forzare la peculiare natura dell’Unione all’interno di schemi risalenti e non adeguati. In coerenza con questa visione, la riflessione condotta nel volume e la proposta di politica costituzionale avanzata dai curatori potrebbe ulteriormente rafforzarsi integrando un’analisi del ruolo dei partiti politici in ambito europeo, e del rapporto degli stessi con i partiti di riferimento in ambito nazionale. Nella vicenda storica del costituzionalismo occidentale, il ruolo e la forza dei Parlamenti è sì frutto dei congegni istituzionali in cui sono inseriti, e degli strumenti operativi di cui dispongono; ma dipende altresì dai contenuti che i soggetti politici vi elaborano e dal significato che gli attori politici e l’opinione pubblica riconducono all’arena parlamentare, quale nucleo di una più ampia sfera pubblica. Anche ai partiti politici spetta il compito – cui fino ad ora si sono sottratti – di far interagire politica nazionale e politica europea, contribuendo così alla cooperazione tra livelli istituzionali e, più in generale, al processo di integrazione.